L’improvvisazione è l’aspetto peculiare della musica jazz. È strabiliante come in ogni concerto gli stessi brani di partenza possano assumere forme diverse. Variazioni sul tema iniziale che si espande, modifica, si modella seguendo la creatività e la sensibilità dei musicisti che suonano insieme, guardandosi, muovendosi in un tuttuno col proprio strumento e in comunicazione aperta tra di loro, trascinando il pubblico.
Ma l’arte dell’improvvisazione è una dote o si può in qualche modo imparare?
In occasione della presentazione del Grey Cat Festival 2016, che andrà in scena da stasera per tutto il mese di agosto, ho rivolto questa domanda al noto sassofonista Stefano “Cocco” Cantini, che ne è il direttore artistico.
“L’improvvisazione – spiega Cantini – è sicuramente una dote che avevano tutti. Adesso è più espressa dagli uomini perché le donne sono state relegate al non gioco. Come evidenzia bene il termine inglese interplay, l’improvvisazione significa giocare insieme. Ma il mondo sta cambiando e anche le donne ci si stanno dedicando. L’improvvisazione è ancestrale, è la creatività estemporanea. La dote è necessaria ma senza l’applicazione non serve a nulla. Contano quindi anche lo studio e l’esperienza”.
E il rapporto con gli altri musicisti quanto conta?
“Molto. Si suona bene con i musicisti giusti, con cui ci si trova bene, e allora tutto funziona”.
Questa edizione del Grey Cat ha grandi nomi, come tradizione.
“Anche quest’anno il festival ha una programmazione grandiosa per la Maremma con concerti di livello internazionale e produzioni originali come Writing4Trane che girerà in tutta Europa raccontando uno dei più grandi jazzisti della storia, Coltrane, visto da sé stesso. Uno spettacolo teatrale oltre che musicale. Tengo molto a questo aspetto, che dal festival emergano produzioni originali”.
Tutto il programma del Grey Cat Festival 2016 si può leggere nell’articolo uscito sul quotidiano La Nazione. Ecco il link su cui cliccare:
http://www.lanazione.it/grosseto/grey-cat-festival-1.2395792?wt_mc=fbuser