Camilleri presenta il suo erede, Manzini

I loro due ultimi romanzi sono il primo e il secondo in classifica tra i libri più venduti in Italia, “7-7-2007” e “L’altro capo del filo”. Appartengono entrambi alla scuderia Sellerio. Il maestro Andrea Camilleri, che da novantenne non ha perso di un grammo fantastica ironia e capacità affabulatoria, e lo scrittore Antonio Manzini ieri sono stati i protagonisti dell’incontro “Del caso, nel romanzo (e nella vita)” a Santa Fiora. Antonio D’Orrico, giornalista, critico letterario e scrittore, ha abilmente moderato la conversazione nel teatro colmo di persone. Anzi qualcuno non è potuto entrare, ma la capienza massima non si poteva superare, come ha spiegato il sindaco Federico Balocchi. E le persone non sono acqua, che prende la forma che le si dà. Come spesso accade con Camilleri, l’attesa è da concerto di una rockstar. Pigiati in fila con tanto di sgomitamenti per arrivare sotto palco. In platea c’è anche Lillo, comico di grande intelligenza anche quando è senza Greg.

Alla fine del suo ultimo romanzo, “L’altro capo del filo”, avevo letto che per problemi alla vista si era fatto aiutare nella battitura. E temevo quasi di rivederlo perché conservo un ricordo meraviglioso delle interviste fatte anni fa a Santa Fiora e Arcidosso. Del resto è da una vita che Camilleri trascorre le sue estati sull’Amiata con la famiglia ed è anche cittadino onorario di Santa Fiora. Con sollievo ho notato subito che la sua verve è intatta, che con due frasi ti disegna una scena, ti fa ridere e commuovere con naturalezza senza forzare mai il discorso o inseguire la battuta.

Dunque il caso, un tema vastissimo nella vita e nella letteratura.

Camilleri a Manzini: “Largo ai giovani, comincia tu, anche se non sei proprio giovane”.

Sorridono. Ma da quando si conoscono i due autori? Da prima di Schiavone certamente ma anche da prima di Montalbano. E in questo incontro accalorato la sensazione netta è che Camilleri indichi in Manzini il suo successore. Anche Rocco Schiavone, il vice questore protagonista dei polizieschi di Manzini diventerà come Montalbano un personaggio da serie tv.

Camilleri: “Insegnavo regia all’Accademia di arte drammatica e tenevo un corso di cinema dove conobbi Manzini. Un docente spera sempre di trovare fra gli allievi qualcuno con cui dialogare e confrontarsi. Mi piaceva la sua ironia, avevamo raggiunto una intesa di umorismo surreale anche sul niente, improvvisando. Anche solo la differenza d’età (per caso ieri era il compleanno di Manzini, 52 anni), ci portava ad avere idee diverse. Sentivo i canini che mi si allungavano, ho succhiato il suo sangue!”.

Tutti sorridono e Manzini è contento di essere stato vampirizzato, anche lui ha assorbito dal maestro.

Camilleri: “Quando scrissi il mio primo Montalbano, dopo mia moglie che è stata la mia prima lettrice, lettrice che non auguro a nessuno, il secondo a leggere il manoscritto è stato proprio Manzini”.

Manzini: “Ma solo perché mi trovavo a casa sua per caso… Allora avevo 27 anni. Leggo questo manoscritto bellissimo, originale, battuto a macchina senza un errore né una cancellatura. Eppure Andrea mi disse che quella era la brutta copia! Quest’uomo è abitato! È l’unica spiegazione possibile. Dentro di lui ci sono tre o quattro uomini e magari un regista che li dirige. Noi scrittori della Sellerio siamo messi male. L’editore ha deciso che il ritmo e lo standard giusto sono quelli di Camilleri. Quindi molti, disperati, fuggono. Ci ha reso la vita un inferno, anche se è un amico. Ma abbiamo imparato molto da lui. Andrea ha aperto una strada che poi molti scrittori hanno seguito. Per la prima volta con Camilleri il poliziotto è umano, gli piace mangiare, si incazza, è simpatico”.

Camilleri ripercorre il periodo in Rai, l’esperienza fondamentale del portare Maigret in tv che gli insegna a decostruire e riorganizzare la narrazione.

Ma il momento più esilarante è di sicuro quando Camilleri racconta della telefonata ricevuta da Renzi che era a New York. Un racconto che è un pezzo di rara comicità a tratti surreale. Tra Camilleri che non sapeva se a chiamarlo fosse veramente Renzi (“calcolai che a New York dovevano essere le 4 di notte”) o piuttosto quelli della Zanzara che fanno sempre scherzi in radio. E il dubbio si accresce quando Renzi gli dice che era a cena con Bill Clinton che gli aveva chiesto di voler incontrare il padre di Montalbano ma soprattutto l’autore del Birraio di Preston.  Era tutto vero. Renzi stava facendo da tramite per far incontrare Bill Clinton e Camilleri a Roma.

Camilleri: “E così ho scritto una email a Clinton, che mi ha risposto istantaneamente per email e poi su carta intestata. Auguro al mio fraterno amico Manzini di ricevere una lettera da Hillary Clinton”.

7 thoughts on “Camilleri presenta il suo erede, Manzini

  1. Ero presente all’evento ma ho letto con vero piacere il tuo articolo. L’ho inviato a 5 mie amiche, tutte lettrici appassionate di Camilleri e Manzini. Grazie Irene per la capacità che hai di raccontare in modo cosi lieve, simpatico e fedele.

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