I “gladiatori” della Libera Orchestra diretta dal maestro Scalzi

Lo guardano con riverenza e taluni quasi con timore. Ne assecondano i movimenti che li dirige, ne ascoltano con attenzione le parole. Sono terminate le prove. Una pausa a Casa Azul, il locale artisticamente arredato che si affaccia sul lungomare di Follonica in provincia di Grosseto. Prima che inizi il concerto ho il tempo di osservare i musicisti a riposo ma con già dentro l’adrenalina per la performance che li attende. È il momento giusto per intervistare Scalzi, che si apre senza riserve. Con immediatezza mi avvolge nelle contaminazioni del jazz, mi riporta alle origini africane di questo straordinario genere musicale. Intanto nel locale si mangia ai tavoli, si parla, si ride. Gli strumenti sono là al loro posto, vicino a ogni sedia dei componenti della Libera Orchestra, la big band diretta dal maestro Stefano Scalzi. È la prima serata della nuova stagione. Un video introduttivo ci proietta altrove, qui o forse a New Orleans.

Scalzi chiama in scena uno ad uno i suoi “gladiatori”. È lui a definirli così. “Perché noi vi diamo il sangue”, spiega. Di ciascuno tratteggia l’essenziale. Per sé non si presenta, non ne ha bisogno e per fortuna non ha velleità autoreferenziali. Tutti sanno che è il maestro. Dirige, presenta i brani in maniera non convenzionale, suona, tiene in armonia la big band. I musicisti lo seguono attenti, si guardano tra di loro, socchiudono gli occhi, trasportati da questa magia che non può che conquistare anche la platea davanti a loro. È inebriante. L’impatto sonoro di venti elementi è subito forte. È una botta. Assorbo l’adrenalina che trasuda dai musicisti, con i volti trasfigurati dall’estasi musicale. Quando Scalzi suona la conchiglia in un gioco di rimandi, richiami del mare si affacciano alla mente: delfini, sirene… Ho dimenticato il pensiero, sono solo senso. Lì e altrove. È un trip senza uso di sostanze stupefacenti. O almeno così me lo immagino. La gente ascolta, si muove, a volte batte le mani a tempo, con il viso aperto in un sorriso. Qualcuno parla, è vero, chiacchiera, e non so come faccia. Perché io e gli altri siamo rapiti. Completamente.

Scalzi, come nasce la Libera Orchestra?

“Da un’esigenza dissacrante. Il jazz è rimasto un po’ troppo imbrigliato nei salotti bene e vorremmo riportarlo alla sua vera essenza, espressione di libertà, creatività, socialità. Il jazz in mezzo alla gente, come era in origine. In modo molto semplice sono stati messi insieme musicisti, ex allievi, eccellenti e creativi artisti”.

Cosa hanno in comune i gladiatori di questa big band?

“Persone che mantengono un’anima vera, sincera”.

Che musica suonate?

“Il progetto è molto ambizioso perché la musica che suoniamo è molto articolata. Abbiamo scelto uno spaccato che va dalla fine degli anni Sessanta, quindi il periodo della rivoluzione culturale, fino ai primi anni Ottanta, con qualche incursione negli anni Novanta. È il periodo della contaminazione musicale tra jazz, pop, rock. Con un recupero forte della matrice africana. Quindi un percorso a ritroso, alle origini, che però abbraccia autori eruditi, europei e americani. Autori caratterizzati proprio dall’aver recuperato la spontaneità del jazz. La rilettura degli arrangiamenti è fedele. Abbiamo ricercato partiture d’epoca. Al materiale originale si uniscono poi arrangiamenti miei”.

Il pubblico quindi non è elitario?

“No, è molto variegato e apprezza l’autenticità della proposta”.

Il progetto Libera Orchestra a Casa Azul è una “una sala prove” aperta, sperimentale; la fusione precisa tra il jazz dell’orchestra e le intuizioni e sperimentazioni di Stefano Scalzi, che spinge gli orchestrali verso atmosfere da club anni ’70, ’80, ’90 (T. Jones, B. Brookmeyer, J. Zawinul, B. Mintze) dove le varie culture si mescolano e si influenzano l’una con l’altra, o addirittura verso frenesie musicali estremamente creative, tenendo in mano il suo amato trombone e le sue conchiglie. La Libera Orchestra è formata da 20 musicisti: 5 sax, 5 trombe, 4 tromboni, piano, basso, chitarra, batteria, e ne fanno parte i musicisti più talentuosi della zona. Trombe: Mirco Pierini, Emanuele Barbetti, Franco Gianni, Andrea Lagi, Massimo Trimboli, Duccio Columpsi. Tromboni: Stefano Scalzi, Davide Salvestroni, Davide Michelini, Matteo Arnofi, Giulio Clementi. Sax: Yuri Nocerino, Luca Ravagni, Leonardo Allesi, Aldo Milani, Lucio Labate, Stefano Borgianni, Diego Rossi. Basso: Luca Tonini. Chitarra: Luca Giberti. Pianoforte: Alessandro Vasconi. Batteria: Riccardo Butelli. Per la serata di inizio stagione come ospite speciale è stato chiamato a suonare anche “Milani junior”, Gabriele, che suonando la tromba ha partecipato a due brani, tra gli applausi del pubblico e della big band, che è come una grande famiglia.

Il prossimo appuntamento a Casa Azul è per giovedì 17 novembre. E poi i concerti della Libera Orchestra verranno proposti ogni primo e terzo giovedì del mese nella “casa” nata proprio per dare spazio agli artisti. 

Durante l’esecuzione dei brani, emerge un solista ogni volta diverso. Lo strumento appare come un prolungamento del corpo del musicista, pervaso da uno slancio vitalistico, tecnico e al tempo stesso emotivo. È proprio l’empatia che mi fa amare il jazz.

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