Gli scrittori “abitati”

Gli ultimi due romanzi di Antonio Manzini li ho divorati. E mi è tornato in mente quel bellissimo incontro a Santa Fiora, quando Camilleri e Manzini raccontavano amabilmente aneddoti sulla nascita della loro amicizia e dei protagonisti dei loro libri, Salvo Montalbano e Rocco Schiavone. Il commissario e il vicequestore sono molto diversi. Ce lo vedete Montalbano a fumarsi una canna? No, direi di no. Però si assomigliano, secondo me nella loro essenza. Sono uomini autentici, che mantengono la parola data, uomini schivi e duri, un po’ burberi ma dal cuore grande. Il maestro Camilleri designò Manzini come suo erede. Il padre di Schiavone si lamentò un po’, scherzosamente, del ritmo che Camilleri teneva nello sfornare libri e che quindi la casa editrice in qualche modo esigeva anche dagli altri autori. Adesso che Manzini ha pubblicato due romanzi (“Fate il vostro gioco” e “Rien ne va plus”, Sellerio editore) a distanza davvero ravvicinata posso dire che ad essere “abitato” è pure lui. E per noi lettori è una gioia. Dopo l’ultimo episodio della serie tv anche chi non ha mai letto i suoi libri è rimasto con la voglia di sapere come procede la storia. Il tradimento di Caterina pesa come un macigno. E in questa storia vogliamo, insieme a Schiavone, vederci più chiaro. Ma nuovi casi da risolvere si presentano al vicequestore. E molto complicati. Mentre sbroglia le intricate trame di ladri e assassini, Rocco deve fare i conti con le conseguenze di quel gesto del passato mai dimenticato né da lui né dal suo persecutore. Tra amicizie sacre da recuperare, il cuore ferito da Caterina e dubbi di complotti, si riaffaccia Marina. L’amore di sempre, la coscienza. Anche i personaggi minori hanno una propria dignità narrativa: li osserviamo nelle loro case, nei loro goffi tentativi di trovare un partner, nei loro vizi. È nelle viscere dell’umanità che scendiamo leggendo Manzini. E qui sta la sua grandezza. Impietrito dai dolori della vita, Rocco è incapace di entrare in empatia con la natura del nord di cui sente solo il disagio del freddo, della neve, della pioggia incessante. Eppure quel suo giovane vicino di casa trova la chiave per risvegliare in lui un senso di tenerezza. Come Lupa, un altro cucciolo di cui prendersi cura.

5 thoughts on “Gli scrittori “abitati”

      1. Mi piace Manzini, anche se non ho ancora letto gli ultimi due di cui parli.
        Camilleri è sempre stato la mia passione.
        Mi sembra di sentire il profumo di Sicilia quando li leggo.
        Ho persino costretto la mia famiglia a tre settimane in giro per le location di Montalbano.
        Leggere è una compagnia meravigliosa ?

      2. Gli ultimi due romanzi sono davvero belli. Oltre che a tessere trame intricate e avvincenti, Manzini ha il dono o la capacità di scrivere frasi – spesso anche nei dialoghi – che colpiscono nel profondo e si ricordano. Sono felice che Camilleri ti abbia fatto venire il desiderio di scoprire la Sicilia. Sono nata e cresciuta in Toscana ma mio padre è siciliano e sono molto legata alla Sicilia. Proprio sulla spiaggia di Punta Secca mi hanno portato sin da piccola ?

      3. Manzini ha una bella penna. Si differenzia da altri autori italiani di genere, di due belle spanne.
        È proprio per merito dei libri di Camilleri se ho avuto questo grande desiderio di visitarla. Ogni volta che vedo certe immagini il mio cuore batte forte. Soprattutto le case in riva al mare, la spiaggia, le chiese che per arrivarci devi innerpicarti con fatica. Non te lo posso spiegare con il ragionamento.
        I miei genitori erano degli sfollati veneti. I bis nonni di papà erano del Trentino.
        Sembrerebbe che io non abbia origini dall’isola.
        Il mio cuore non mi dice questo ed io ascolto lui.

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