La cucina emozionale di Salvatore Cozzitorto, concorrente di MasterChef

MasterChef Italia sta per tornare a intrattenere il giovedì sera a partire dal 19 dicembre alle 21.15 su Sky Uno e in streaming su Now Tv. Al comando della nona edizione del cooking show più amato d’Italia ci saranno Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli. Non ci sarà quindi Joe Bastianich, impegnato nel suo tour da musicista.

Per scaldare l’attesa, in questo periodo ogni venerdì in prima serata su Tv8 la replica delle puntate della ottava edizione, che si è conclusa ad aprile con la vittoria della siciliana Valeria Raciti. Anche un altro siciliano sembrava destinato alla vittoria, Salvatore Cozzitorto. Originario di Agrigento, il trentaduenne Salvatore è comandante di navi da cargo ma da anni coltiva una grande passione per la cucina. Davanti alle telecamere si è distinto non solo per i suoi piatti ma anche per il comportamento corretto e trasparente nei confronti degli altri partecipanti.

Cosa ti ha lasciato di importante questa esperienza?

“Ricordi belli dei concorrenti e dei giudici, di quella vita da microfoni e telecamere. Ho imparato tecniche che non conoscevo, ho migliorato le mie competenze anche grazie agli errori commessi e alle correzioni degli chef. Partecipare a un programma televisivo così tanto seguito mi ha dato sicuramente visibilità. La gente mi riconosce per strada, anche i bambini mi chiedono una foto insieme. Sono contento di aver fatto una buona impressione. È una esperienza che di sicuro rifarei e chissà se organizzassero di nuovo MasterChef all stars… Sarebbe bello partecipare”.

Sui social ti definisci anche chef a domicilio. Come funziona?

“I clienti mi chiamano, vado a casa loro e visiono la cucina. Poi creo un menù e quindi mi dedico con cura alla spesa e poi inizio a cucinare. Mi capita che i clienti mi rivolgano delle domande mentre preparo e sono contento di spiegare alcuni procedimenti. È una esperienza molto formativa perché mi abitua a cucinare per un certo numero di persone, partendo dalla scelta degli ingredienti, e stimola la mia inventiva. Appena si è conclusa l’ottava edizione di MasterChef ho partecipato ad alcuni cooking show. È stato divertente ma non ci vedevo una possibilità di mia crescita professionale”.

Il lavoro sulle navi è dunque ormai un capitolo del passato?

“No, ritornerò sulle navi perché è il mio vero mestiere da dodici anni. Sono arrivato al livello più alto, il comando. Non è facile lasciarlo. Partirò i primi di dicembre e sarò di nuovo a casa per marzo”.

Il futuro quindi come lo immagini?

“La cucina al momento è una via parallela. Continuerò a studiare e, quando sbarcheró, riprenderò con lo chef a domicilio. Ho potuto fare esperienze che mi rimarranno nel cuore, come nella cucina del ristorante 2 Stelle Michelin Locanda Don Serafino di Ragusa Ibla. Quando deciderò di sposarmi, vorrei aprire un ristorante. Perché è difficile tenere insieme una famiglia se stai tre o quattro mesi di seguito in mare. La cucina mi appassiona, è un’arte (sui social i suoi piatti vengono spesso paragonati a quadri di Mirò, ndr)”.

La soddisfazione più grande in cucina?

“Trasmettere emozioni, suscitare ricordi”.

I tuoi piatti sono influenzati dalle tradizioni siciliane… E magari anche dai tuoi viaggi per il mondo?

“La cucina è nata come esigenza. Al mio primo imbarco ero insoddisfatto dei cibi che preparava il cuoco e così per mangiare meglio ho iniziato a cimentarmi ai fornelli, chiedendo consigli a mia madre al telefono. Poi ho iniziato ad affinare la tecnica e a studiare. E a capire, anche grazie ai riscontri positivi, che sono portato per questo mestiere. Gli ingredienti e le ricette della Sicilia fanno parte di me ma nella mia cucina emergono anche influenze orientali”.

Pienezza, corposità e persistenza dei sapori, tipicamente siciliani, si impongono nei piatti del personal chef Salvatore Cozzitorto. Sul peperone “canazzo” palermitano cotto sulla carbonella, poi spellato e ripassato in padella, si adagia la ventresca di pesce azzurro: un sugarello marinato con olio evo, aceto di mele e foglie di melissa. Il tutto avvolto dal profumo del finocchietto selvatico. L’amore per il mare è tale che la “stigghiola”, street food siciliano a base di interiora di agnello, nelle mani di Salvatore diventa un piatto di pesce, che però mantiene il legame con la tradizione nella particolarità della cottura “affumicata”. Il mare che abbraccia l’isola materna. Il mare che il comandante solca dal Nord Europa all’Africa, all’Asia. Il mare unisce due passioni forti, di marittimo e di chef. È la chiave.

“Il sanguinaccio dell’Immacolata”: Torregrossa ci porta nelle contraddizioni di Palermo con la sua vicequestora Marò

Sparì tra le alte piramidi di broccoli, le capannucce di cardi, al di là di una lunga palizzata di carciofi. Fatti pochi passi sconfinò in un dedalo di arance lucide come palle di Natale, mandarini incartati in veline colorate, limoni con la buccia rugosa, mele croccanti dalle sfumature gialle e fucsia, carnosi finocchi dalle tonalità lattescenti… Marò si addentrò tra collinette di lucide olive nere, verdi, marroni che trasudavano umori. Si fermò al centro di una rotonda di frutta secca. Nulla la tentava più di noci, nocciole e datteri imperlati di zucchero…
Il fruttivendolo sul marciapiede la salutò con un sorriso accattivante. Le offrì un mandarino rotondo e compatto. «Tastasse questo» e prima che potesse rispondere l’aveva già sbucciato e posato su un piattino. Marò addentò due spicchi, un succo acidulo e zuccherino le inondò la bocca, nel cuore le passò una fragranza di famiglia.

Alcuni passi tratti dal nuovo e bellissimo romanzo di Giuseppina Torregrossa, “Il sanguinaccio dell’Immacolata”, Mondadori. È il terzo libro con protagonista Marò Pajno, che da commissaria è diventata vicequestora e capo del gruppo antifemminicidio della Mobile di Palermo. Un nuovo caso da risolvere che le impone una importante presa di coscienza della propria vita. La mia recensione al romanzo è sul magazine Uozzart.

Link:

Il sanguinaccio dell’Immacolata di Giuseppina Torregrossa – La recensione

Il nuovo caso dell’avvocato Berni nella Toscana a tinte noir di Bruni

Esce oggi, 19 novembre, “Di questo e altri mondi”: il nuovo romanzo di Riccardo Bruni edito da Amazon Publishing. È il secondo della serie “I casi dell’avvocato Berni, dopo quello pubblicato a gennaio, ovvero “Una sera di foglie rosse”.

“Lavorando a questa serie ho cercato di ricalibrare su Berni la mia scrittura, mettendola al servizio della sua voce. Questo mi ha consentito di entrare subito nel suo mondo e concedermi qualche digressione insieme a lui su cose che abbiamo entrambi a cuore. Rispetto ai miei libri precedenti, in cui il racconto era di solito articolato attorno a un gruppo di personaggi, questi che riguardano Berni hanno un’impronta più da ‘solista’. E un tono più affine al classico registro del giallo-noir, ma contaminato da un immaginario fatto di musica rock, film anni Ottanta, libri fantasy e giochi di ruolo. In poche parole, il mio. In questa storia scopriamo qualcosa di più sul passato di Leo, e su quei fantasmi che aleggiano nelle sue riflessioni. Credo che in lui ci sia un’interessante sovrapposizione di luci e ombre da esplorare. Sicuramente in Berni c’è molto di me, anche se per certi aspetti rimaniamo profondamente differenti. Di certo, è una persona con cui mi piace condividere il mio tempo dedicato alla scrittura. Tanto che sto lavorando al terzo libro della serie”.

La prima presentazione è in programma sabato 30 novembre a Udine, nell’ambito del festival “I colori del libro”. Come gli altri, il nuovo romanzo è disponibile su tutti gli store Amazon sia nel classico formato cartaceo sia in edizione digitale, per gli ebook reader Kindle e per l’applicazione Kindle su dispositivi Android e iOS. Per gli abbonati, è disponibile anche su Kindle Unlimited e in Amazon Prime. 

Una sedicenne volata giù da un ponte e un’indagine chiusa con troppa fretta. L’avvocato Leo Berni ha il compito di far riaprire il caso alla procura e rendere così giustizia alla giovane Arianna, la cui madre non riesce a credere che si tratti davvero di suicidio. C’è infatti una lettera anonima in cui si parla di strani intrighi nella scuola della ragazza, un esclusivo istituto privato sulle colline tra Siena e Firenze. E un quaderno con dei racconti fantasy che pare contenere indizi importanti. E poi c’è Berni: la solita vita sregolata, l’ironia tagliente e la nostalgia, la banda di improbabili personaggi e quasi delinquenti che lo affianca fedelmente. Sulle tracce di testimoni nascosti e trame segrete di poteri occulti, Berni percorre la Toscana.

Giornalista e scrittore, Riccardo Bruni ama scrivere al mattino. “Faccio prima una passeggiata — vivo fuori dal centro di Siena e mi godo un po’ di verde — e quando rientro mi metto al lavoro. In questo periodo mi sono dato il ritmo di un capitolo al giorno, senza fretta, per godermi anche le virgole. In genere seguo una scaletta, per cui quando mi siedo so già cosa dovrò scrivere, anche se poi le mie scalette vengono continuamente stravolte. In poche parole, è importante avere un piano, ma poi sono la storia e i personaggi a dirti dove andare”. 

Nato a Orbetello nel 1973, Bruni ha scritto i romanzi “La lunga notte dell’iguana”, “Nessun dolore”, “Zona d’ombra”, “Il leone e la rosa”, “La notte delle falene”, “La stagione del biancospino”, “La promessa del buio”, “Una sera di foglie rosse” e la raccolta “Sette racconti”. I suoi libri sono stati tradotti in varie edizioni straniere e da alcuni sono stati tratti audiobook. Scrive per il quotidiano La Nazione e per altre realtà sul web. 

“Il basilico di Palazzo Galletti”: il ritorno della poliziotta Marò

È appena uscito il nuovo romanzo della scrittrice Giuseppina Torregrossa, “Il sanguinaccio dell’Immacolata” edito da Mondadori, e sono subito corsa a comprarlo. La copertina è proprio bella. Oltre al titolo e al nome dell’autrice siciliana compare la scritta Un’indagine di Marò Pajno. Dunque prosegue la serie di libri che ha la poliziotta Marò per protagonista. Avevamo conosciuto la commissaria in “Panza e prisenza”, Mondadori, 2012. Per poi vederla tornare ne “Il basilico di Palazzo Galletti”, Mondadori, 2018. Ed è di questo libro, che ho da poco finito di leggere, che adesso vi parlerò. Siamo a Palermo d’estate. I vestiti si appiccicano addosso per il caldo umido e in casa c’è poca acqua, razionata. Rimane solo invocare santa Rosalia perché conceda la pioggia. In questo avvincente romanzo, Marò Pajno deve indagare su un omicidio che coinvolge una delle famiglie più in vista della città. Situazione che la sottopone a forti pressioni dall’alto. Ma la poliziotta non si lascia intimidire. Con sempre più determinazione cerca il colpevole, scoperchiando la vita della vittima e delle sue conoscenze; ragionando e affidandosi anche alle proprie sensazioni fino a trovare ciò che conta: le prove.

Ammiro l’abilità di Giuseppina Torregrossa nel raccontare storie ma soprattutto relazioni tra donna e uomo. Marò è fidanzata con Sasà, anche lui “sbirro”. Però la passione, almeno quella di Sasà, sembra essere svanita. Si consola, anzi si giustifica dicendosi che pure il caviale viene a noia. Già perché Marò è bella, intelligente, sa essere seducente… Eppure i loro incontri si trasformano velocemente in sciarriate, litigi. Non si comprendono. Le loro voci viaggiano su frequenze diverse. Ognuno dei due guarda più a sé, ai propri desideri e esigenze, che all’altro. I tentativi di apertura rimangono vani.

Un esempio eclatante e divertente. Marò è sempre più appassionata di cucina, le piace sperimentare, rivisitare la tradizione con creatività. Si impegna molto per realizzare una cena prelibata, almeno nelle sue intenzioni, che possa addolcire Sasà. Ma lui invece è irritato da quello stravolgimento di sapori. Il punto di non ritorno è il gelato al cappero. È una conferma della distanza che si è creata fra di loro.

Ci sono molte figure di donne interessanti, oltre a Marò, da poco promossa a capo del gruppo antifemminicidio. Giulia, dalla pelle di luna, vive a Palazzo Galletti. Nei suoi balconi prospera il basilico in tutte le sue varietà perché ne è ghiotta. Marina è la sua amica più cara. Amica o qualcosa di più? Mentre Maria, la “buttana” è la sua unica vicina di casa. A dar sostegno a Marò nell’indagine non ci sarà Sasà ma un’altra donna coraggiosa, il pm Palumbo. Insieme a Marò seguiamo le possibili piste mentre i palermitani si godono il Ferragosto al mare. La trama è intrigante e la narrativa di Giuseppina Torregrossa conferma tutta la sua meravigliosa seduzione. Adesso posso immergermi nel nuovo romanzo e mi aspetto di vedere presto Marò in una serie tv.