“Cambio tutto!”, la commedia che irride i luoghi comuni sulle donne

In esclusiva su Prime Video il film “Cambio tutto!” con Valentina Lodovini, Marcorè e Dino Abbrescia

“La cultura non fattura” le ripete il suo capo. Valentina Lodovini è Giulia, responsabile marketing di un’azienda. Quaranta anni, una vita sentimentale incasinata, il peso di una grande città che la affligge con interminabili ore di traffico, un lavoro a cui si dedica pienamente con scarsi riconoscimenti.

La trama del film

È una commedia divertente il film “Cambio tutto!”, per la regia di Guido Chiesa, disponibile in esclusiva su Prime Video dal 18 giugno. Ci ha fatto trascorrere una piacevole serata. Ma basta con questo plurale maiestatis (se guarderete il film, capirete). Con la partecipazione di Neri Marcorè, “Cambio tuttto!” è una produzione Colorado Film in collaborazione con Medusa Film. La protagonista, Giulia, ogni giorno si trova a dover combattere contro tutti: un capo arrogante e senza alcuna esperienza, un compagno pittore squattrinato e approfittatore (Raf, alias Dino Abbrescia) con un irrequieto figlio adolescente, una migliore amica presa solo da sé stessa e dal suo cellulare, vicini di casa davvero troppo rumorosi di notte, la bilancia che segna sempre lo stesso peso nonostante la dieta e la palestra. Giulia sopporta, anzi reprime pensieri, emozioni, desideri. L’ansia non fa che aumentare fino all’insonnia e agli attacchi di panico. E allora giù gocce, pasticche, ansiolitici. Stremata, Giulia decide di rivolgersi a un counselor olistico, interpretato abilmente da Neri Marcorè. Quello che succede a Giulia quando esce dallo studio del carismatico terapeuta è una deflagrazione: tutte le umiliazioni e la rabbia tenute dentro per troppo tempo rimbalzano all’esterno con una forza dirompente. Ma dopo la parte destruens dovrà arrivare quella costruens: l’equilibrio emotivo, l’assertività, la conoscenza di sé. Un percorso.

Il commento

Valentina Lodovini ci regala una interpretazione esplosiva. Il film è divertente e pone una riflessione sulla condizione della donna, spesso sottopagata al lavoro, considerata umorale, da valutare in base all’aspetto.

Il cast artistico

Se nei panni di Giulia troviamo Valentina Lodovini, a interpretare il terapeuta che induce al cambiamento è invece Neri Marcorè. E poi figurano nel cast Libero De Rienzo (Ottavio, l’ex fidanzato di Giulia), un fantastico Dino Abbrescia, Andrea Pisani, Nicola Nocella, Claudio L’arena, Flora Canto, Chiara Spoletini, Valeria Perri (la Ludo, influencer), Valentina D’Agostino.

Note di regia

“Giulia è tante donne in una. Quelle che hanno uno stipendio inferiore ai colleghi maschi. Quelle che hanno una migliore amica che parla sempre e solo di sé. Quelle con un compagno che non aiuta mai in casa. Quelle che non possono camminare per strada senza ricevere apprezzamenti volgari. Da maschio, fare questo film – spiega il regista Guido Chiesa, che ha scritto la sceneggiatura insieme a Nicoletta Micheli e Giovanni Bognetti – è stato come immergermi nelle mie stesse incoerenze, con leggerezza e ironia, ma non senza un sottile disagio. Cambio tutto! non vuole essere un film femminista, ma un apologo divertente e problematico sulle mille contraddizioni dell’essere donna oggi, in un mondo in cui l’emancipazione femminile sembra aver fatto grandi passi, ma forse non quelli essenziali”.

Premio Strega, i sei finalisti

Il Premio Strega non si ferma, si adatta alle esigenze di sicurezza imposte dall’emergenza Coronavirus. La presenza è ormai sopraffatta dal virtuale in ogni evento che possa creare la parola tabù, assembramento. Così è in diretta streaming dalla Camera di Commercio di Roma che viene annunciato sul sito di Rai Cultura (www.raicultura.it) e su quello del Premio Strega (www.premiostrega.it) il risultato della prima votazione del Premio Strega 2020, promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e da Liquore Strega con il contributo della Camera di Commercio di Roma e in collaborazione con BPER Banca.

Secondo le disposizioni governative, lo scrutinio è avvenuto in assenza di pubblico e con la presenza degli autori candidati, intervistati da Loredana Lipperini, scrittrice e giornalista di Radio Tre.

Hanno espresso il proprio voto esclusivamente online 592 tra persone singole e voti collettivi, su 660 aventi diritto (400 Amici della domenica, ai quali si aggiungono 200 voti espressi da studiosi, traduttori e intellettuali italiani e stranieri selezionati da 20 Istituti italiani di cultura all’estero40 lettori forti selezionati da 20 librerie indipendenti distribuite in tutta Italia, 20 voti collettivi espressi da scuole, università e gruppi di lettura, tra cui 15 circoli costituiti nelle Biblioteche di Roma).

Il totale dei voti espressi ha determinato i finalisti alla LXXIV edizione del premio:

  • Sandro VeronesiIl colibrì (La nave di Teseo) con 210 voti
  • Gianrico CarofiglioLa misura del tempo (Einaudi) con 199 voti
  • Valeria ParrellaAlmarina (Einaudi) con 199 voti
  • Gian Arturo FerrariRagazzo italiano (Feltrinelli) con 181 voti
  • Daniele MencarelliTutto chiede salvezza (Mondadori) con 168 voti
  • Jonathan Bazzi, Febbre (Fandango Libri) con 137 voti

Accedono dunque alla seconda votazione sei libri anziché cinque secondo l’art. 7 del regolamento di votazione: Se nella graduatoria dei primi cinque non è compreso almeno un libro pubblicato da un editore medio-piccolo (così definito secondo la classificazione delle associazioni di categoria e le conseguenti valutazioni del comitato direttivo), accede alla seconda votazione il libro (o in caso di ex aequo i libri) con il punteggio maggiore, dando luogo a una finale a sei (o più) candidati. Non è la prima volta che giunge in finale una sestina. Era accaduto per un ex aequo al quinto posto della prima votazione nel 1953, 1960, 1961, 1963, 1979, 1986 e 1999.

Daniele Mencarelli con il romanzo Tutto chiede salvezza (Mondadori) è il vincitore della settima edizione del Premio Strega Giovani.

“Alberto racconta Sordi”, la biografia che mancava

La giornalista e scrittrice Maria Antonietta Schiavina ha raccolto i racconti di vita del grande attore nella sua veste privata

Il libro “Alberto racconta Sordi”, Mondadori 2020

Mentre leggo la vedo scendere dal taxi per entrare nell’ufficio del grande attore, in via Emilia 47 a Roma. Me li immagino insieme in queste lunghe chiacchierate intervallate dalle risate di Albertone. La giornalista e scrittrice Maria Antonietta Schiavina ha avuto l’onore di essere scelta da Alberto Sordi per delle interviste a cadenza settimanale di oltre un anno che avrebbero portato alla stesura di una biografia. Quelle conversazioni registrate e trascritte sono adesso raccolte nel libro “Alberto racconta Sordi” pubblicato a maggio 2020 da Mondadori. Schiavina lo ha curato per la Fondazione museo Alberto Sordi, che inaugurerà appena possibile il museo nella villa dell’attore.

Maria Antonietta Schiavina, giornalista e scrittrice

Sordi, attore indimenticabile, molto amato, ha lasciato trasparire poco della propria vita personale. È sempre stato attento alla sua privacy. Ma con Maria Antonietta Schiavina si è lasciato andare al racconto di sé, della famiglia, degli amori, del cinema, di qualche rimpianto. Si è fidato di lei. E ha fatto bene. L’autrice infatti ci regala una splendida biografia, cristallina, che non cede mai al pettegolezzo pruriginoso. “Questa lunga intervista — dice Schiavina nella prefazione — è diventata l’ultima testimonianza, lo sguardo finale a una vita lunga e piena. Il sigillo definitivo che Sordi, da uomo superstizioso, temeva, facendo le corna all’idea di una biografia in vita. È il testimone che ha voluto affidare a me, donandomi la sua voce, quella dell’Albertone attore, ma soprattutto dell’Alberto uomo, che molti hanno tentato invano di raccontare. E che alla luce di tante polemiche e tante bugie si può sintetizzare nella celebrata frase del marchese del Grillo: «Io so’ io e voi nun siete un cazzo!»”.

Quanti flirt sono stati attribuiti a Sordi? Una infinità. Ma lui, l’eterno fidanzato, non si è mai sposato. Marito e padre lo è stato solo sul set. In casa Sordi le donne non sono mai mancate e sono state sempre considerate il “pezzo forte” della famiglia.

Mia madre, Maria Righetti, era elegante nel portamento e nei modi. Metteva in tutto ciò che ruotava intorno a lei grande serenità. Dolce, ma anche molto decisa e forte. È stata per tutti, ma soprattutto per me che ero l’ultimo nato, una presenza molto importante, che mi ha “accompagnato” con amore senza mai soffocarmi o impormi la sua personalità e senza mai pretendere che io seguissi una strada piuttosto che un’altra. Le altre donne davvero importanti della mia vita sono state le mie sorelle Savina e Aurelia.

Sul lavoro rivela di aver collaborato più volentieri con le donne che con gli uomini: Tatiana Morigi, montatrice cinematografica; Bruna Parmesan, la sua costumista preferita; Maria Ruhle, il suo ufficio stampa storico, nonché agente e amica. A Maria è poi subentrata Paola Comin, che già da anni era la sua aiutante. Annunziata Sgreccia, la sua fedele segretaria. La famiglia di appartenenza e la casa sono un rifugio.

Per uno come me, che ha sempre visto solo il lavoro e che, per lavoro, si è spostato in tutto il mondo, la casa diventa l’unico rifugio in cui nascondersi agli occhi indiscreti e in cui riposare finalmente in pace.


Sordi, di cui il 15 giugno 2020 ricorrono i 100 anni dalla nascita, racconta tutto “senza pudore ma con l’obbligo della discrezione”. Racconta della sua meravigliosa famiglia, che solo il tempo riesce a sbriciolare e da cui non vorrà mai separarsi. Racconta di una Roma incantata e di un’Italia piena di speranza in cui lui già bambino si fa notare per le incredibili doti canore. E poi gli amori: tanti, romantici ed elegantemente sottratti alla becera fame di scoop dei rotocalchi dell’epoca. I rapporti belli e artisticamente fruttuosi con gli altri grandi della sua epoca, da Fellini alla Mangano, a De Sica. I successi dei suoi film che sono pietre miliari della cultura popolare italiana. E ancora tante riflessioni private sui temi dell’esistenza, la fede, la morte, l’amore per gli italiani, tutti argomenti che lui stesso ha descritto al cinema come nessun altro mai. “Alberto racconta Sordi” è un libro affascinante, che si legge tutto d’un fiato.