A passo svelto, Mina Settembre racconta l’umanità fragile

Dai libri dello scrittore Maurizio de Giovanni una nuova serie televisiva di grande successo

Passo svelto, cappotto rosso, capelli neri e lisci, occhi scuri. Mina Settembre, assistente sociale che lavora a Napoli, nel consultorio dei Quartieri Spagnoli, fa la sua prima apparizione nel racconto “Un giorno di Settembre a Natale” di Maurizio de Giovanni, all’interno della raccolta gialla di Sellerio “Regalo di Natale” (2013). Mina torna nuovamente in un racconto, “Un telegramma da Settembre” in “La scuola in giallo”, sempre Sellerio (2014). Finché Maurizio de Giovanni, autore delle celebri serie di polizieschi del commissario Ricciardi e dei Bastardi di Pizzofalcone, le dedica un romanzo, “Dodici rose a Settembre”, pubblicato da Sellerio nel 2019. Con Einaudi è uscito invece nel 2020 il libro “Troppo freddo per settembre”. Anche questa opera dello scrittore napoletano è diventata serie televisiva e con grande successo sta andando in onda su Rai1. Quarantadue anni ben portati, impegnata anima e ‘core nella sua professione, Gelsomina detta Mina ha una vita sentimentale da rimettere in sesto. Separata dal marito dopo un tradimento, è tornata a vivere con la madre, che ha un bel caratterino. Attratta dal ginecologo che lavora al consultorio, si ingarbuglia il presente rincorrendo storie del passato di suo padre che riemergono all’improvviso, da una fotografia. Nella versione televisiva il ruolo della protagonista è interpretato in maniera molto convincente da Serena Rossi.

Ma la serie tv rispecchia fedelmente racconti e romanzi? Sostanzialmente sì. Un particolare però mi ha colpito. Nel racconto “Un giorno di Settembre a Natale”, dove tutto ha inizio, si spiega che Mina “in un congresso che si era tenuto al nord e a seguito di un’animata discussione e qualche cocktail di troppo, era finita a letto con un collega, siciliano e molto affascinante” e che dopo averne parlato con il marito Claudio, disposto al perdono e a dimenticare, si erano separati. In tv, invece, Nina torna a casa inaspettatamente prima di quanto previsto e trova il marito che è stato appena a letto con un’altra. Ed è la goccia che spacca il loro matrimonio. Interessante sarebbe comprendere i motivi di questo cambio nella sceneggiatura. Forse si è preferito il cliché. Scritta da Fabrizio Cestaro, Doriana Leondeff, Fabrizia Midulla e Marco Videtta, la serie tv in dodici episodi da 50’, diretti da Tiziana Aristarco, è liberamente tratta dai racconti di Maurizio de Giovanni. Una coproduzione Rai Fiction – Italian International Film, prodotta da Fulvio e Paola Lucisano. La protagonista Serena Rossi è affiancata da un solido cast composto da Giuseppe Zeno (che interpreta Mimmo, affascinante ginecologo del consultorio), Giorgio Pasotti (Claudio, magistrato, ex marito di Mina), Valentina D’Agostino (Titti, gestore di un locale, amica di Mina), Christiane Filangieri (Irene, avvocato, amica di Mina), Nando Paone, Massimo Wertmuller, Rosalia Porcaro, Ruben Rigillo, Francesco Di Napoli, Davide Devenuto, Michele Rosiello, Susy del Giudice, Primo Reggiani; e con la partecipazione di Marina Confalone nel ruolo di Olga, la madre di Mina.

L’assistente sociale corre da una parte all’altra della città, sempre impegnata ad aiutare gli altri. È un racconto realistico, che non indulge nel facile sentimentalismo. Mina, questa donna decisa e fragile, mi piace assai. La forte unione con le sue amiche ricorda un tempo di socialità e abbracci che ancora non possiamo vivere ma solo vedere in tv. Straordinaria Marina Confalone con la sue frasi taglienti. Dopo tanti commissari e ispettori, un’assistente sociale determinata e sensibile, a tinte gialle. E sulle note di “Una notte a Napoli” si apriranno anche le nuove puntate in prima serata su Rai1.

I nuovi Delitti del Barlume, girati all’Elba, arrivano su Sky Cinema e Now Tv

La serie, diretta da Roan Johnson, è tratta dai romanzi di Marco Malvaldi. I libri blu Sellerio

I nuovi episodi della serie televisiva “I delitti del Barlume”, ispirati ai romanzi di Marco Malvaldi (Sellerio editore) andranno in onda su Sky Cinema e Now Tv lunedì 11 e 18 gennaio 2021: si intitolano “Mare forza quattro” e “Tana libera tutti”. «Ad aprile del 2020 – scrive il regista Roan Johnson su Instagram – ci stavamo mettendo l’anima in pace: quest’anno si salta. Poi abbiamo deciso di rischiarcela senza rischiare i nostri amati bimbi (i vecchietti del Barlume, ndr), provando a esorcizzare con una risata questo periodo folle che ci ha travolto… Ce l’abbiamo messa tutta, ci siamo voluti ancora più bene, ci siamo divertiti e alla fine ci sembra che da un casino grosso così sia nata l’opportunità di fare due puntate ancora più speciali del solito. Ora speriamo che a divertirvi siate voi». Inizio alle 21.15.

Nel cast, accanto a Filippo Timi (il barista Massimo Viviani) tornano Lucia Mascino (il commissario Fusco), Enrica Guidi (la Tizi), Stefano Fresi (Beppe Battaglia), Corrado Guzzanti (Paolo Pasquali) e il quartetto dei “bimbi” composto da Alessandro Benvenuti (Emo), Atos Davini (Pilade), Marcello Marziali (Gino) e Massimo Paganelli (Aldo). Le due puntate, una produzione Sky Cinema e Palomar, sono state girate lo scorso giugno nel delizioso borgo di Marciana Marina, in riva al mare, dove è venuto su dal nulla il bar, quello dove “i bimbi” si ritrovano a giocare a carte, a confabulare, a inventare scherzi e a cercare di scoprire il colpevole dei delitti. Dietro al bancone il Viviani e la Tizi, come cane e gatto, e Marchino (Paolo Cioni). Quella che sulla carta è l’immaginaria cittadina toscana Pineta, nella finzione filmica diventa Marciana Marina, all’Isola d’Elba. La macchina da presa si sarebbe dovuta accendere in primavera, con condizioni ideali per girare, meno turisti, aria fresca, bel tempo. Ma la primavera 2020 l’abbiamo trascorsa in pieno lockdown, chiusi in casa. Le riprese si sono dunque spostate in estate, tenendo comunque conto di tutte le norme di sicurezza per evitare il contagio. Tutti gli attori sono stati sottoposti a tampone e dietro le quinte sono sempre state usate le mascherine. E stasera tutti davanti alla tv.

“A spasso con Bob”, storia d’amore incondizionato che scalda il cuore

Bestseller internazionale scritto da James Bowen, che racconta il suo rapporto unico con un gatto straordinario

Ho finito di leggere il libro e ho guardato quando è stato pubblicato per la prima volta: 2012. Di solito parlo di romanzi appena pubblicati o che stanno per uscire, non stavolta. Durante queste festività natalizie atipiche, vissute con le modalità che la pandemia impone, ho letto “A spasso con Bob” – titolo originale “A Street Cat Named Bob” – di James Bowen. Sì, sapevo che esisteva Bob, gatto famoso in tutto il mondo; e quando uscì il film ispirato alla sua storia avevo notato una certa somiglianza con il mio pel di carota, Salvo. Ma non avevo mai comprato il libro perché pensavo non mi sarebbe piaciuto, immaginando una mera operazione commerciale. Invece mi ha emozionato, commosso, coinvolto profondamente. Leggendo questa bellissima storia, pagina dopo pagina ho visto il racconto come se stessero proiettando il film, quello della mia fantasia. E mi succede soltanto con i libri che mi conquistano.

Da quella sera di marzo del 2007 quando James vede un gatto rosso infreddolito e affamato nel palazzo in cui c’è il suo appartamento, fino alla creazione della loro coppia affiatata per le strade di Londra che stimola l’attenzione di giornali e agenti letterari. Due anni di grandi cambiamenti per Bob che trova una persona che lo ama e da amare, e per James che trova di nuovo un obiettivo nella vita, senso di responsabilità, desiderio e forza di migliorare la propria esistenza, felicità. James esce dal tunnel della droga, consolida una residenza, si dedica a un lavoro regolare per guadagnare quelle sterline necessarie al loro sostentamento, alla loro stabilità; si riavvicina alla propria famiglia.

In questo lungo periodo di affetti negati, amicizie a distanza, abbracci e baci virtuali, una testimonianza d’amore che mi ha riempito di tenerezza e gioia. Una storia sul potere salvifico dell’amore. Negli anni della strada, prima come musicista e poi come venditore della rivista “Big Issue”, tante persone si sono mostrate gentili con Bob e James. Quei gesti di bontà che scaldano il cuore. Quanti però sono stati cattivi e ingiusti. Sono sempre le due facce della vita. Ma questa è una storia dove vince l’amore. Mentre a Londra si sta organizzando la costruzione di una statua che raffiguri Bob, che è morto nel giugno del 2020 a 14 anni, penso a come starà James. Il loro rapporto è stato e rimarrà davvero unico. Senza voler fare paragoni, penso però di poter capire cosa significa perdere qualcuno che si è tanto amato.

Salvo

Il mio rossino, anzi color cipria, Salvo se n’è andato alla fine di dicembre del 2019. Abbiamo vissuto insieme dieci anni. Speravo ne avremmo potuti passare molti di più a farci compagnia. Mi mancano le serate sul divano, i giochi classici per gatti e quelli che ci inventavamo, le risate e le scene buffe che solo i gatti sanno creare, le fusa e quelle dormite raggomitolati vicini, appiccicati. Un rapporto esclusivo che mi ha ricordato quello tra James e Bob. Non so se Salvo mi avrebbe seguito su autobus e per le strade della città ma so che capiva ogni mio stato d’animo. È passato un anno, e a chiunque mi propini un gatto dico: No, grazie.

Leggo “A spasso con Bob” davanti a Cipollino

Ma a marzo del 2020, in pieno lockdown – il primo – un gatto rosso è arrivato da me. Forse abbandonato da una persona in difficoltà, nessuno lo aveva mai visto prima. Dimostrava pochi mesi, molto magro, qualche ferita, un bel pelo folto rosso con il petto bianco e dolcissimi occhi verdi. Dopo la paura e ritrosia iniziali siamo diventati buoni amici; gli piace quando gli parlo come si fa con in bambini e canticchio. L’ho chiamato Cipollino.

Sono contenta che James abbia scritto questo libro perché c’è bisogno di testimonianze d’amore. Adesso leggerò gli altri due suoi libri: “Il mondo secondo Bob” e “Un dono speciale di nome Bob”, tutti bestseller internazionali che in Italia sono pubblicati da Sperling & Kupfer. Spero che James stia bene, perché nonostante il dolore e la mancanza, quell’amore rimarrà sempre nel suo cuore.