Se lo psicoanalista si appanica sarà “Tutta colpa di Freud”

Sui social ho iniziato a leggere polemiche di cui lì per lì non capivo l’origine. Perché non ho mai visto questa pubblicità che tiene banco nelle discussioni? Certo, guardo poco la tv. Più che altro è un soprammobile nel salotto. Ma da quasi tre mesi non la guardo per niente. Già, da quando abbiamo traslocato, da quando abbiamo lasciato l’appartamento in cui ho vissuto 15 anni, dieci dei quali insieme al mio amatissimo gatto Salvo. Le cento e più scatole dimostrano che di roba se ne era accumulata, anche se tre anni fa per far spazio al marito ho buttato o donato — a seconda delle condizioni — vestiti, scarpe, oggetti. Adesso che siamo nella nuova casa, percorrendo varchi tra gli scatoloni, con le stanze che cominciano a diventare vivibili, coi tramonti che ci fanno giurare “non ci abitueremo mai a tanta bellezza”; insomma adesso due televisori sono rimasti in garage. Dovremo comprare il nuovo tipo, altrimenti non vedremo più nessun canale. Che poi cos’è cambiato non lo so, le frequenze forse, chissà. A me sembra un grande spreco e un’altra occasione di inquinamento. Ma la tecnologia avanza. Piano piano acquistiamo quello che ci serve, ma della tv ancora non se ne parla. Chissà forse non la prenderemo mai più… Film e serie, del resto, si trovano ormai su varie piattaforme.

Una scena della serie con Carlo Verdone

Abbiamo guardato “Vita da Carlo” su Amazon Prime Video, serie divertentissima, con immagini splendide di Roma e di quel terrazzo da sogno della casa scelta dal regista per le riprese. Anche il giardino d’inverno con gli agrumi, una bellezza impareggiabile. Verdone semplicemente strepitoso. Poi abbiamo iniziato a guardare la serie “Tutta colpa di Freud”, che ha lo stesso titolo del film di Paolo Genovese del 2014. Mi aspettavo di ritrovare Marco Giallini nei panni dello psicoanalista, padre mammo di tre figlie adulte. E quindi al principio mi ha spiazzato la faccia di Claudio Bisio, che poi invece mi ha convinto nel ruolo di terapeuta appanicato. Il cast è tutto diverso rispetto al film. Le figlie di Francesco sono interpretate da Demetra Bellina (biondo platino Emma, aspirante influencer), Caterina Shulha (Sara, vicina alle nozze col bel fidanzato si invaghisce di una donna), Marta Gastini (Marta, ricercatrice universitaria, innamorata del suo professore stronzo). E poi l’amico e confidente di Francesco, che le sue figlie chiamano affettuosamente zio: Max Tortora, che spunta come il prezzemolo in questo periodo ed è sempre divertente. Nel cast anche Claudia Pandolfi (la psichiatra che aiuterà il padre mammo con gli attacchi di panico), Stefania Rocca (cacciatrice di talenti), Luca Bizzarri e Luca Angeletti. Una serie leggera, divertente, forse un po’ scontata nelle dinamiche della trama. Chissà magari ci sarà la seconda stagione. Tra una scatola e l’altra ho scoperto che ci sono vecchie serie celebri come Desperate Housewives, che sto guardando in lingua originale. Senza le continue interruzioni pubblicitarie, comunque, è tutto più bello!

Concerto di Natale: l’Amiata Piano Festival sceglie un “doppio” Beethoven

Con il tradizionale concerto di Natale si chiude la XVI edizione di Amiata Piano Festival in un anno che ha visto, pur nelle difficoltà della ripartenza, progetti in committenza e novità come la danza contemporanea su repertorio cameristico, a conferma della volontà di sperimentazione della Fondazione Bertarelli e della direzione artistica di Silvia Chiesa e Maurizio Baglini.

Il concerto “Beethoven: camera per 3 e per 7” si terrà sabato 11 dicembre 2021 alle 19 al Forum Bertarelli di Poggi del Sasso, in provincia di Grosseto. Un magnifico auditorium tra gli ulivi. Sul palco saliranno Maurizio Baglini al pianoforte, Gabriele Pieranunzi al violino, Francesco Fiore alla viola, Silvia Chiesa al violoncello, Alberto Bocini al contrabbasso, Corrado Giuffredi al clarinetto, Paolo Carlini al fagotto, Guido Corti al corno.

Ascoltare due volte lo stesso pezzo in una serata: follia o esperienza indimenticabile?
Ovvio, si scommette sulla seconda reazione da parte dell’affezionato pubblico di Amiata Piano Festival, abituato da sempre a programmi inconsueti, proposte sfidanti e vere sperimentazioni. La colonna portante di questo programma così raro è la firma di entrambe le composizioni, quel Beethoven per il quale venne coniato il termine “Komponist”, compositore di cui si può dire ancora oggi contemporaneo. Il Settimino op. 20 è un unicum nella letteratura musicale, un’atipica formazione composta da violino, viola, violoncello, contrabbasso, fagotto, corno e clarinetto al servizio di una musica definita dallo stesso Beethoven “facile”. Facile per l’ascolto, difficilissima per gli interpreti. E sul concetto di “difficoltazione” Beethoven opera poi un lavoro trascrittivo che porterà il Settimino ad essere un Trio: si è portati a pensare a una riduzione, ma fare in tre ciò che era stato concepito per sette diventa impresa quasi titanica, tanto che il Trio op. 38 non viene quasi mai eseguito giacchè il pianista si spaventa facilmente davanti a tanto materiale tecnicamente complesso e per gli altri due interpreti l’esposizione è sempre elevata. Nella versione destinata ai sette, invece, le difficoltà sono sempre alte, ma ripartite equamente: la sfida diventa quindi quella dell’essere tutti insieme protagonisti senza prevaricare alcun “compagno di squadra”. Un Beethoven dunque tecnicamente difficilissimo ma di facile ascolto e sempre molto amato dal pubblico.

Info e prenotazioni su ticket one fino alle 13 del giorno del concerto: https://www.ticketone.it/artist/amiata-piano-festival/

oppure entro le 17 del giorno del concerto potete chiamare il numero 339 4420336 o scrivere a tickets@amiatapianofestival.com Quest’anno, a causa delle restrizioni anti Covid, non potrà aver luogo la tradizionale cena di Natale che seguiva il concerto.