“Everybody loves diamonds” racconta il furto del secolo

La nuova serie Prime video tra realtà e finzione

È ispirata al furto colossale del 2003 al Diamond Center di Anversa la nuova serie tv “Everybody loves diamonds”, disponibile su Prime video in 8 episodi. L’attore Kim Rossi Stuart interpreta il protagonista, Leonardo Notarbartolo, mente del colpo. Gli dà un aspetto simpatico, di ladro gentiluomo, contrario alla violenza e interessato quasi più a mostrare la sua destrezza che al denaro. La storia raccontata non è un calco di quella vera, ma ne rispecchia la sostanza. Il mio consiglio è di non googlare per cercare informazioni sul fatto di cronaca di venti anni fa, prima o durante la visione della serie. Guardatela e poi, se vi va, fate i confronti con la realtà. Ogni volta che un film, una serie, un libro sono tratti da una storia vera, scatta la curiosità di cercare i punti di contatto e quelli romanzati. Almeno a me succede così. Ma fare questo confronto prima di vedere un film o una serie, o di leggere un libro, disturba il mio calarmi nella narrazione. Diretta da Gianluca Maria Tavarelli e scritta da Michele Astori con Stefano Bises, Giulio Carrieri e Bernardo Pellegrini, la serie ha riacceso l’attenzione sul furto più incredibile della storia. Il gioielliere torinese, ma di origini palermitane, Notarbartolo è a capo di una banda di ladri, ognuno specializzato in un settore. Sono tanti, infatti, gli aspetti di cui tenere conto per mettere a segno un colpo del genere. Non dico altro sulla trama per non spoilerare.

La serie di Tavarelli sceglie la strada della commedia per raccontare la vicenda che vede al fianco di Notarbartolo, a completare la banda, Gian Marco Tognazzi, irresistibile nelle sue ansie; Carlotta Antonelli, un po’ tenera un po’ perfida; e il pacioso hacker Leonardo Lidi; mentre Anna Foglietta interpreta la moglie agguerrita di Notarbartolo. Notevole Rupert Everett nel ruolo di un particolare avvocato.

A me la serie è piaciuta, è divertente, a tratti surreale come solo la realtà sa essere. Unica cosa che avrei evitato: Kim Rossi Stuart che ogni tanto guarda in camera e parla allo spettatore. Idem per un altro personaggio a cui si affidano brevi digressioni documentarie. Purtroppo questa modalità su di me ha un solo effetto: togliermi all’improvviso dalla storia e ricordarmi che sto guardando una finzione. Finisco di essere lì, ad Anversa o a Torino, e mi ritrovo sul mio divano.

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