“Unici” nell’arte a Firenze

Verrà presentato a Palazzo Ximenes Panciatichi di Firenze, il 9 giugno dalle 10.30 alle 18, il progetto “UNICI” ideato e curato dal critico d’arte Leonarda Zappulla con lo scopo di approfondire degli studi sulle personalità, le origini e le vite dei 41 artisti contemporanei che ha selezionato e coinvolto al fine di esaltarne, appunto, l’unicità creativa. «L’individualità artistica, in maniera conscia o inconscia, rende singolare una creazione», spiega Leonarda Zappulla, che presenterà le opere a partire dalle 15.30.

Una mostra d’arte collettiva, che sarà allestita in occasione della presentazione dell’Annuario Artisti ’23, volume d’arte edito da Sandro Serradifalco e distribuito da Mondadori, che costituisce un fondamentale punto di riferimento per il collezionismo contemporaneo.

Internamente ci sono dei dossier critici curati da Leonarda Zappulla, relativi al progetto UNICI dedicato a 41 artisti, e ad oltre 500 opere di artisti contemporanei commentate dal critico Vittorio Sgarbi nella speciale sezione “Porto Franco”. «Se il passato ha detto e fatto tanto, il presente può sorprenderci altrettanto se non addirittura di più. Trovo, dunque, intelligente il progetto di un Annuario, per così dire, “rivelatore”, che restituisce all’arte la sua libertà originaria e all’artista la sua verità esclusiva», dichiara Vittorio Sgarbi

I 41 artisti protagonisti del progetto “Unici” sono: Affatato Michele, Aiassa Elisa, Alloisio Marco Monte, Amoruso Elisabetta, Bennici Elisa THIS_IS_EB, Bug_gabrielepandiani, Catalani Doro, Catellani Marta MARTART, Cecchet Rosanna, Cesana Augusta, Ciaffi Paolo, Cittati Giampiero Agàveo, Ciuciu Alina, Comaschi Stefania MOMYART, Gattavecchia Aristide, Gennari Augusto, Gentile Giuliano, Giannone Vincenzo Jiannò, Ianese Michela, Iazeolla Maurizio, Leporatti Lucia, Loliva Francesa (la sua foto in apertura di articolo), Lovera Francesca, Nante Mauro, Oliva Giuseppe, Pantaleo Saverio Maria, Passera Oliviero, Passeri Fabio, Pavan Mauro, Petrucci Gabriele, Pinzi Fabrizio, Posa Gennaro, Pulcini Eleonora, Raniolo Mario, Ripamonti Luca, Salomè Paola (la sua opera nella foto in basso), Spina Police, Teneva-Zaikoff Eva, Vacca Salvatore Antonio, Velardo Armando, Zammit-Lewis Mario.

Opening Venerdì 9 giugno dalle ore 10.30 alle ore 18.00

10-11 giugno dalle 9.00  alle 18.00

Palazzo Ximenes Panciatichi Via Borgo Pinti n. 68 – Firenze

LIBRO / “Giallo Antartide”, emozioni estreme al Polo Sud

Sono uscita dalla comfort zone con il mio nuovo romanzo, “Giallo Antartide”, appena pubblicato da Effigi editore. Ho lasciato i luoghi familiari per immergermi in un viaggio, insieme alla protagonista Kate, estremo. Una terra inospitale per le condizioni climatiche, apparentemente monocromatica, più simile ad un altro pianeta che a quello che solchiamo ogni giorno.


La biologa italo-americana Kate parte da Washington per una spedizione scientifica in Antartide. Il suo arrivo alla base statunitense Glorysun, un mese dopo tutti gli altri, genera ostilità nei suoi confronti. La protagonista, però, può contare su un’alleata: Ilaria, sua compagna di studi universitari. Ma la loro amicizia sarà messa a repentaglio dalla forte competitività in un ambiente che già crea difficoltà di adattamento a clima estremo, alimentazione per via dei cibi non freschi, lontananza da casa, assenza di privacy e svaghi. L’unico momento di evasione e relax per Kate è rappresentato dalla lettura. Ma questo piacere è ostacolato in maniera subdola dal capo spedizione, James Osmond. Si instaura un gioco del libro nel libro.

Mentre al Polo Sud si avvicina l’estate australe e i ritmi di lavoro si fanno più frenetici, a Washington fervono i preparativi per il Natale. Immersi in un paesaggio affascinante, Kate e Osmond attraversano emozioni che scardineranno l’ordine delle cose.
Il romanzo è disponibile in libreria e online sul sito della casa editrice (http://www.cpadver-effigi.com/blog/giallo-antartide-irene-blundo/). La prima presentazione, organizzata dalla libreria Mondadori di Grosseto, si terrà venerdì 12 maggio 2023 al Museo di Storia naturale della Maremma.

Caro Ettore, ti scrivo…

Ettore, figlio dello scrittore Luciano Bianciardi, ci ha lasciati

Caro Ettore, mi mancheranno le nostre chiacchierate, la tua ironia, il tuo sorriso. Ti conobbi a Bologna molti anni fa, forse addirittura quasi venti. Avevi organizzato degli incontri dedicati allo scrittore Luciano Bianciardi, tuo padre. Ti colpì che fossi venuta apposta da Grosseto e da lì siamo diventati amici.
Mi dispiace non averti potuto salutare, l’ultima volta ci siamo sentiti per la nevicata sull’Amiata e i negozi dove si affittavano gli sci. Mi dispiace che tu non ci sia più. E mi sembra strano parlare di te non al presente. Ricorderò la tua schiettezza tipicamente maremmana, la tua capacità di rendere divertente ogni tuo racconto che fosse di un viaggio o di lavoro non importa.

Caro Ettore, ti ringrazio per la tua amicizia; ti ringrazio perché quando ti chiesi di scrivere dei ricordi sull’alluvione del 4 novembre 1966 a Grosseto lo facesti subito, con generosità e con un’abilità di scrittura che probabilmente ti apparteneva per il Dna.
Avevi da ridire su molto, e quindi non mi dilungo, altrimenti chissà cosa dirai di questa mia lettera immaginaria.

Figlio di Adria Belardi e Luciano Bianciardi, Ettore era nato a Grosseto il 17 ottobre del 1949. L’ingegnere abitava con la moglie a Bologna. Del padre scrittore aveva ereditato l’ironia e la grande passione per la letteratura.

Un brano tratto dal testo di Ettore Bianciardi per il mio libricino ”Grosseto nel fango. L’alluvione dei dimenticati”, Laurum editrice, 2016.


Il mondo degli oggetti di Grosseto, da quel giorno, si divise in due categorie: la roba buona e la roba alluvionata. La roba alluvionata era quella rimasta sotto l’acqua e il fango per quattro giorni, venderla era diffi cile, bisognava regalarla o quasi, e la gente diventò tremendamente sospettosa: «Non sarà mica alluvionata eh?» chiedevano le donne quando il prezzo sembrava conveniente. La città era diventata una cosa allucinante, passavo con i miei stivali che il Camarri in via San Martino mi aveva venduto ? era l’ultimo paio, ma conosceva bene mia nonna ? vedevo da ogni negozio tirar fuori fango e merce varia, appunto alluvionata: dovevi stare attento, perché i negozianti, un po’ infuriati, la gettavano fuori con violenza, perché invendibile, delusi dal mancato guadagno, anzi dalla sicura perdita. Qua e là qualcuno rovistava tra la merce alluvionata, a cercare qualcosa di utilizzabile. Ricordo di aver portato a casa tanti quaderni ancora nuovi, ma macchiati dal fango e gonfiati dall’acqua; dappertutto c’era uno schifoso puzzo di marcio, era come se la città fosse stata contaminata da un morbo subdolo e atroce.
Andai in Comune e lì dopo pochi minuti mi mandarono a pulire dal fango l’ufficio postale del Corso, proprio davanti alla casa del vescovo. Eravamo in quattro o cinque e dopo un paio d’ore l’ufficio, lungo e stretto, era ormai pulito, ma il direttore, forse perché voleva far bella figura, continuava a buttare secchi d’acqua sotto gli scaffali, dicendo che c’era ancora tanto fango, da scaricare giù per il Corso. All’ora di pranzo salutai, e nel pomeriggio andai alla biblioteca
Chelliana, in via Mazzini. Andavo spesso lì a leggere e a prendere in prestito libri: c’era ancora il vecchio Gentili e mi sembra anche il povero Bruno Pellicci, di sicuro c’era il direttore, Aladino Vitali, sempre burbero e imbronciato. Mi portò di là nelle stanze degli scaffali, dove non ero mai entrato, ma da dove il vecchio Gentili compariva, curvo nei suoi anni con in mano il libro che avevo chiesto. Ora potevo finalmente vedere i libri nella loro collocazione: quelli dei piani più bassi degli scaffali erano tutti gonfi di acqua e fango e puzzavano terribilmente. Dovevamo tirarli fuori uno per uno, staccare le pagine che si erano appiccicate, facendo bene attenzione a non romperle e metterli appesi a fili tesi in mezzo alla sala di lettura, come fossero panni stesi ad asciugare. Restai molto tempo alla Chelliana, mi sentivo utile a qualcosa, ci tornai anche in primavera, per continuare il lavoro fatto. Di me alcuni sentenziarono che avevo ripetuto quello che aveva fatto mio padre nel ‘44, ma io neanche lo sapevo.

Filippa Lagerback racconta Castiglione della Pescaia su Sky

Il suo sorriso luminoso si intona con la splendida giornata di sole che bacia Castiglione della Pescaia, sulla costa toscana. Dall’alto del belvedere, con alle spalle il castello, lo sguardo spazia dal padule della Diaccia Botrona con la Casa Rossa al verde delle chiome dei pini, al turchese del mare che oggi è particolarmente chiaro.

Ciak, si gira! Filippa Lagerback sta girando uno dei quattro episodi della sua rubrica su Sky in cui racconterà le caratteristiche salienti della cittadina costiera. T-shirt bianca e tuta rosa acceso, alta e slanciata anche con le scarpe da ginnastica, la conduttrice televisiva percorre piazza Georg Solti, si affaccia dal belvedere Carlo Fruttero. Lì vicino si trova il cimitero in cui riposano Italo Calvino e Fruttero, che poi ha visitato. Sia i due grandi scrittori che il direttore d’orchestra avevano scelto Castiglione della Pescaia come luogo di relax e ispirazione. All’interno della rubrica “Le vie green di Filippa” ogni episodio sarà caratterizzato da una propria identità. Nel primo la testimonial passeggerà nel borgo castiglionese raccontandone la storia e il suo amore per Calvino, nel secondo salirà sulla sua e-bike per percorrere i sentieri castiglionesi attraversando le bellezze di Rocchette e Tirli. La terza puntata sarà dedicata alla Casa Rossa Ximenes e ai percorsi della riserva naturale della Diaccia Botrona e la quarta vedrà Filippa Lagerback di nuovo sulle due ruote alla scoperta di Buriano, Vetulonia e San Guglielmo.

«Proseguiamo — spiega la sindaca Elena Nappi (nella foto in spiaggia con Filippa) — nel potenziamento della promozione turistica del Comune che, per essere al passo con i tempi, deve adottare strategie sempre più efficaci e diversificate come i canali televisivi tematici presenti in questa importante piattaforma». Saranno realizzati in tutto cinque episodi di circa 5 o 6 minuti con una quindicina di repliche su Sky Sport Uno Hd, Sky Sport Arena, Sky Sport Action +, Cielo. Un ultimo importante servizio prenderà posto all’interno del format “L’Italia a Cavallo” su Equ TV di Icarus Ultra in onda su Sky Sport e Cielo e sarà interamente dedicato a Punta Ala con un palcoscenico internazionale grazie al Polo e a tutti gli sport e le meraviglie ambientali in cui è immersa.


«Siete fortunati a vivere in un posto così bello», ci dice sorridendo, occhi chiari come il mare, viso splendido anche senza trucco, capelli morbidi biondi. Grande gentilezza ed eleganza. Benvenuta Filippa.

LIBRO / ”Il bimbo di Fatini” racconta un’epoca che ci sorride da non troppo lontano

Marcello Pagliai narra con amore uno spaccato di vita contadina

Un libro spesso appassiona perché ci ritroviamo qualcosa di noi: un luogo a cui siamo affezionati, emozioni o situazioni che abbiamo sperimentato, un vezzo del comportamento. Leggendo “Il bimbo di Fatini. Uno spaccato di vita contadina del ventesimo secolo” di Marcello Pagliai, Edizioni Heimat, mi sono tornati in mente ricordi dei miei bisnonni, quando la sera nella campagna maremmana si stava a veglia. Sono memorie affettive narrate col cuore quelle che scorrono tra le pagine disegnando un’epoca che non esiste più. Ma non è sulla malinconia che punta il racconto bensì sulla gioia del rievocare. Lo spunto per scrivere questo testo autobiografico è arrivato a Pagliai dall’associazione culturale Lettera appenninica della montagna pistoiese che lo aveva invitato a mettere insieme una piccola storia su Fatini, podere dove l’autore aveva trascorso l’infanzia.

Intorno agli anni Cinquanta del ‘900, nella montagna sopra Spignana c’era un brulichio di gente; specialmente d’estate era un’armonia di suoni: dal vocio delle persone ai campani delle pecore al pascolo, al tintinnio delle bronzine… al canto degli uccelli… Il fruscio ritmico delle falci fienaie.

Pagliai (nella foto di Maurizio Panerati) descrive mestieri che adesso fanno in pochi o che non esistono più come i loro attrezzi. Senza televisione, le serate trascorrevano fra racconti e letture ad alta voce, nel filare della nonna, nel fuso della zia.

Un’epoca che non è poi così lontana nel tempo ma che è decisamente differente dal nostro quotidiano. Si rammendavano, anziché buttare, i vestiti sciupati. L’alimentazione era davvero a km zero. Legumi e verdure dell’orto, frutti di stagione del podere. E questo valeva anche per le carni. Una vita decisamente più ecosostenibile, in cui per divertirsi bastava poco.

A quei tempi non usava comperare la frutta a parte qualche limone e i mandarini a Natale.

L’autore racconta con amore luoghi del Pistoiese e scene in cui altri lettori potranno specchiarsi. Laureato in Scienze Agrarie alla Scuola Sant’Anna di Pisa, Marcello Pagliai è stato ricercatore del CNR a Pisa e poi direttore dell’Istituto sperimentale per lo studio e la difesa del suolo del ministero dell’Agricoltura e del Centro di ricerca e la sperimentazione in Agricoltura a Firenze. È accademico dei Georgofili. L’amore per i libri, appreso da babbo e mamma, lo accomuna alla moglie Giuliana e lo porta a presentare testi sempre diversi nelle estati di Montemassi, altro luogo del cuore. In questo libro autobiografico che io leggo come un elogio della semplicità si trovano tanti spunti di riflessione.

Nasce in Toscana il concorso lirico intitolato al baritono Desderi

Le audizioni si terranno il 24 e il 25 gennaio al teatro Verdi di Santa Croce sull’Arno

Nasce in Toscana il concorso lirico intitolato al baritono Claudio Desderi, interprete straordinario, prediletto da Claudio Abbado e Riccardo Muti, ed egli stesso direttore d’orchestra, sovrintendente, direttore artistico, didatta e mentore di tanti giovani promesse della lirica.

È stata presentata al teatro Verdi di Santa Croce sull’Arno (Pisa), la prima edizione del concorso lirico “Claudio Desderi”, ideato dal soprano Simonetta Pucci e realizzato dall’associazione Italian Opera Florence del pianista e direttore d’orchestra David Boldrini, in collaborazione con il Comune di Santa Croce sull’Arno.

Le audizioni della prima edizione del premio internazionale dedicato ai nuovi talenti del canto si svolgeranno il 24 e 25 gennaio 2023 al teatro Verdi di Santa Croce sull’Arno e saranno aperte al pubblico. In palio: borse di studio, premi speciali per le interpretazioni di brani di Rossini, Donizetti e Mozart, scritture per concerti degli Amici dell’Opera di Pistoia, il premio discografico Movimento Classical e lo speciale Premio Desderi che consentirà ai vincitori di esibirsi sul palcoscenico nella stagione lirica 2023 di Italian Opera Florence, nelle due date in programma al teatro Verdi di Santa Croce sull’Arno: Barbiere di Siviglia di Rossini (4 marzo) e Don Giovanni di Mozart (29 aprile).

Alla presentazione per l’Amministrazione comunale sono intervenute la sindaca Giulia Deidda e l’assessora alla Cultura Elisa Bertelli; per il concorso lirico: Simonetta Pucci, presidente, David Boldrini, direttore artistico, e Barbara Desderi, figlia del maestro. Erano inoltre presenti alcuni componenti della giuria: il soprano Maria Luigia Borsi, il regista Alberto Paloscia e il direttore d’orchestra Marco Severi. Della commissione faranno parte anche il soprano Susanna Rigacci, il direttore d’orchestra Filippo Arlia, il produttore discografico Raffaele Cacciola e il pianista Roberto Corlianò.

“Ciliegine” fuori stagione

Si infila in bocca la ciliegina che stava sulla torta, e lo fa sovrappensiero, guardando gli addobbi natalizi. La vuole, gli piace e la prende. Amanda ne fa un caso di rispetto: come si può mangiare l’unica ciliegina senza nemmeno chiedersi se a volerla era la propria compagna con cui si sta festeggiando l’anniversario, il primo, e le festività natalizie? Ma questa non è che una delle tante noti dolenti del rapporto tra Amanda e Hubert. Lui è colpevole di non ricordare ciò che lei considera importante, di metterla sotto pressione per comprare una casa insieme, di non tenere conto della sua opinione. Florence consiglia all’amica di essere più indulgente, di non guardare a ogni particolare ma alla sostanza del rapporto. Lo psicoanalista Bertrand, marito di Florence, ha diagnosticato la androfobia ad Amanda: ha paura degli uomini e quindi finisce col sabotare ogni sua relazione.

Laura Morante è la regista e attrice protagonista del film “Ciliegine”, uscito nel 2012. Stasera ho voluto riguardarlo — è disponibile su Prime — e ci voleva proprio questa commedia sentimentale per addolcire una giornata uggiosa di pioggia incessante. Vi capita mai di riguardare un film o rileggere un libro? La percezione può cambiare a seconda del nostro stato d’animo. Mi ricordo che di questo film parlai con la Morante prima che uscisse nelle sale. Chissà se da qualche parte ho ancora gli appunti o l’intervista… Quanto vorrei essere più ordinata!


Torniamo alla trama. La vita affettiva di Amanda procede sempre più disastrosamente finché incontra l’affascinante Antoine a una festa di Capodanno. Con lui inizia un rapporto di grande complicità e confidenza. Perché stavolta nessuna fisima? Lo crede gay. Un malinteso che Antoine non se la sente di svelare per paura di perdere i loro preziosi momenti insieme. Si crea una messa in scena nella commedia, con la complicità di Florence e di suo marito alla ricerca di sperimenti psicoanalitici. La commedia romantica italo-francese ambientata a Parigi è molto divertente. Il finale, delizioso.

“Piccoli crimini coniugali”, film teatrale sulla coppia

Uno scrittore di successo di gialli tradotti in tanti Paesi del mondo torna a casa dopo aver battuto la testa ed essere rimasto in ospedale per le prime cure. Non ricorda nulla, dà del lei alla moglie e le chiede persino se lo ha portato davvero nella loro casa. Un attico di lusso ma lugubre, tra pareti grigio scuro, specchi, cornici dorate e un corridoio inquietante. Una casa fredda, ostile come l’atteggiamento che i coniugi mostrano fra loro. Margherita Buy e Sergio Castellitto sono gli straordinari interpreti di “Piccoli crimini coniugali”, film del 2017 diretto da Alex Infascelli. Tratta da un libro e più adatta a una rappresentazione teatrale che a un lungometraggio, la narrazione affronta i problemi di una coppia che con fatica resiste al passare degli anni, tra risentimenti, bei ricordi, paura del futuro e cinismo. I dialoghi, per quanto interessanti e non banali, mi sono sembrati troppo letterari e artificiosi per un film, soprattutto nei momenti di litigio feroce. Probabilmente è più piacevole leggerli. La commedia nera ricalca il romanzo del francese Eric-Emmanuel Schimtt, da cui poi è stata tratta una pièce. L’impressione che ho avuto è proprio che fosse una messa in scena e non la realtà. Non sono mai riuscita a entrare dentro al film, sono rimasta osservatrice distante. Ma questo senso di finzione forse è voluto, come quel camino senza legna che arde nel salotto. Come le bugie che i protagonisti si raccontano e che non posso svelare. Il film è disponibile su Prime Video.

Il romanzo “Io sono figlia unica” di Cinzia Petri investiga l’animo con ironia e profonda leggerezza

Il nuovo avvincente libro della scrittrice Petri è pubblicato da Transeuropa edizioni

Nelle atmosfere seducenti di Ankara si apre il nuovo romanzo di Cinzia Petri, “Io sono figlia unica”, pubblicato da Transeuropa edizioni. Libro avvincente, che tiene alta la curiosità del lettore fino all’ultima pagina, quando si rimane spiazzati. Amelia è la moglie di Cosimo, impiegato al consolato italiano nella capitale turca.

Ero costretta ad agire in un raggio limitato, in quegli ambienti, nella scontatezza dei riti sociali.

La donna mostra un’intolleranza verso i “sorrisi di plastica” delle persone che è tenuta a frequentare, fugge appena può, le basta rifugiarsi nella toilet per mettersi in salvo da feste piene di “matrone incartate nell’adipe” e ragazzine che si affannano intorno agli uomini di potere. Amelia non sembra gelosa della propensione del brillante marito ad avere storie extraconiugali, addirittura diventa amica di una sua amante, Adalet. Del resto è quella più simpatica. Quel mondo di hammam piastrellati di mosaici, tè nero servito in bicchieri a forma di tulipano, di gustosi datteri neri, caffè turco e tazze di tè al gelsomino servito su vassoi d’argento, deve essere abbandonato all’improvviso. Uno scandalo provocato dalle scappatelle di Cosimo li riporta a Roma. La città è tratteggiata dalla scrittrice in maniera appassionata, per emozioni più che per descrizioni. Forse all’inizio è solo per sfuggire alla noia che Amelia si invaghisce di una casa, che poi scoprirà chiamarsi Villa Verde. Proprio lì vorrebbe andare ad abitare, qualcosa di quella bellezza decadente la attrae in maniera potente. Adalet, con gioia di entrambi i coniugi, li raggiunge a Roma e accompagna Amelia in una sorta di indagine per scoprire chi sia il proprietario della villa ma soprattutto come fare a contattarlo. Il romanzo assume una connotazione investigativa, tenendo elevata la tensione e coinvolgendo il lettore nella caccia all’indizio. Lungo questo percorso di ricerca, tra sigarette fumate troppo in fretta e cocktail di prima mattina, l’amicizia tra Amelia e Adalet sembra incrinarsi, il passato riemerge definendo meglio la propria identità nel presente. Quel viaggio a ritroso nella vita del proprietario della Villa, che diventa protagonista del racconto più che semplice luogo, conduce a scoperte inaspettate.

La scrittrice Cinzia Petri sonda l’animo umano con parole intense, narra con ironia e leggerezza, intesse sogni a occhi aperti nella trama del romanzo, come ricami preziosi e rivelatori.

La scrittrice Cinzia Petri (foto di Maurizio Panerati)
Così vanno le cose, la vita ci insegue per le vie più impervie.

“Jazz & Wine in Montalcino”: artisti internazionali festeggiano i 25 anni del festival

A ritmo di samba con la splendida voce di Paula Morelenbaum, nello scenario da favola dello storico Castello Banfi, è iniziata la venticinquesima edizione del festival “Jazz & Wine in Montalcino”. Mentre il leggendario Ron Carter ha aperto i concerti in Fortezza. Dopo la prima assoluta dell’Orchestra Nazionale Alexanderplatz, venerdì 22 luglio a ritmo di new tango e new musette, sempre sul palco della Fortezza di Montalcino, arriva una star mondiale. Riflettori accesi su Richard Galliano che, con la sua fisarmonica, insieme a Adrien Moignard alla chitarra e Diego Imbert al contrabbasso, offrirà al pubblico una serata che si preannuncia imperdibile. Il musicista francese festeggia i primi 50 anni di una carriera che lo ha portato sui palcoscenici più importanti del mondo: con il suo stile geniale, personale e colto Galliano ha letteralmente riscritto il linguaggio della fisarmonica diventando un punto di riferimento assoluto per questo strumento.
Sabato 23 luglio, si continua con John Patitucci Trio Feat. Rogerio Boccato – Yotam Silberstein. Il grandissimo bassista jazz John Patitucci, vincitore di due Grammy Awards, con Rogerio Boccato alla batteria e Yotam Silberstein alla chitarra dà vita a un trio jazz che ha da poco rilasciato un album inedito in cui le sonorità e i ritmi brasiliani si fondono in un equilibrio musicale tra interpretazione e improvvisazione.
La venticinquesima edizione di Jazz & Wine in Montalcino chiude domenica 24 luglio con un concerto straordinario che Mario Biondi e i fratelli Scannapieco, cresciuti musicalmente all’Alexanderplatz Jazz Club di Roma, dedicano alla memoria di Paolo Rubei, amico di una vita e compagno di mille avventure musicali.
Mario Biondi, uno degli artisti italiani più apprezzati a livello internazionale nel panorama della musica jazz/soul, sarà special guest di Daniele Scannapieco 5et, un quintetto di grande impatto sonoro, dal sound molto raffinato capitanato da Daniele Scannapieco al sax e con Antonio Scannapieco alla tromba, Michele Di Martino al piano, Luigi Del Prete alla batteria e Tommaso Scannapieco al contrabbasso.
Il festival è nato 25 anni fa dalla collaborazione tra la nota azienda vinicola Banfi, la famiglia Rubei dell’AlexanderplatzJazz Club di Roma e il Comune di Montalcino, una collaborazione che negli anni si è sempre più rafforzata ed è quest’anno dedicata a Paolo Rubei, indimenticabile e geniale direttore artistico di Jazz and Wine in Montalcino, prematuramente scomparso lo scorso mese di febbraio. La direzione artistica quest’anno è firmata da Eugenio Rubei (Alexanderplatz Jazz Club di Roma, Sound&Image) che, con passione e competenza, raccoglie il testimone dal fratello Paolo, proseguendo il percorso musicale tracciato dal padre Giampiero, ispiratore e ideatore di questo festival musicale unico al mondo.